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Il
lupo, il pastore e la "cattiva coscienza"
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All'inizio del secolo
scorso nelle valli, quella che era stata una competizione durata per
secoli si poteva dire vinta e i selvatici che erano considerati incompatibili
col tipo di coltivazione e allevamento praticati nelle valli erano stati
spinti verso le vette o si erano estinti.
Negli ultimi decenni questo equilibrio è stato pian piano stravolto, per primo è stato reintrodotto negli anni settanta un porcastro lontano parente del cinghiale di un tempo e che ora comincia a scendere in pianura, poi c'è stato l'esperimento non riuscito della introduzione del daino, poi il capriolo e in fine il cervo. |
Il lupo è arrivato
da solo quando il menù è stato servito, è il predatore
che sta al vertice di una catena alimentare che negli ultimi anni si
è sviluppata in modo abnorme, peccato però che il lupo
non sappia distinguere tra selvatici e animali di allevamento
ora non rimane che aspettare l'arrivo dell'orso! Se in altre regioni europee questo avviene sotto la regia attenta delle popolazioni e delle istituzioni locali, da noi invece esse sono completamente estranee al "grande circo del divertimento" che si sta mettendo a disposizione di persone e di interessi che col territorio hanno poco a che vedere. In tutte queste azioni non vedo traccia di una strategia generale di intervento che preveda come punto centrale l'uomo che vive la montagna e la conseguenza sono reintroduzioni sconsiderate alla cui base non colgo alcuna programmazione strategica. |
Prevalgono chiaramente interessi esterni e in tutto questo la parte del leone sempre più è recitata dalla "cattiva coscienza" della pianura dove si potrà completare la grande opera di distruzione dell'ambiente naturale solo se si troverà il modo di controbilanciare in qualche modo questa devastazione con "buone azioni" che non possono che essere fatte nelle valli alpine. Il rischio è che, attorno a una pianura completamente antropizzata e in cui il verde e la natura sono tracce residuali, si voglia creare una zona franca dove poter vedere alla domenica animali in libertà, ma dove mancherà l'uomo. Non è la prima volta che appetiti esterni al nostro territorio, dopo aver ingoiato quanto loro interessa, ci lasciano tracce orribili quanto inutili e dannose dei loro pasti. Ora stiamo assistendo alla nascita un ibrido mostruoso, perché l'introduzione di nuove specie animali senza programmazione, senza pensare a una loro gestione e specialmente senza tenere in conto dell'impatto che avranno sulla vita e sull'economia nelle valli, non potrà che generare una situazione a cui qualcuno tra breve dovrà porre rimedio, sempre che ci si riesca. La gestione del territorio e di tutte le risorse che sono legate ad esso, è questione che riguarda in primo luogo la società civile che quel territorio vive, solo così è possibile definire un programma di interventi che si basi sulla ricerca di un giusto equilibrio tra interessi che ad esso fanno riferimento. L'attuale organizzazione dell'agricoltura è dell'allevamento montani sono incompatibili con una fauna aliena che sta diventando un mostro e se non lo si combatte ora che non si è ancora sviluppato completamene, stravolgerà definitivamente gli equilibri sempre più delicati di un territorio che è un patrimonio collettivo. Sicuramente non sarà certo con la politica degli indennizzi che si potrà risolvere questo problema. Mariano
Allocco
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