Il futuro e il passato sono argomenti
da salotto buono e da convegni eruditi, il presente è argomento
per chi ha voglia di sporcarsi le mani, che è quello che dobbiamo
pretendere di poter fare noi che le Alte Terre le viviamo.
Non è più tempo di giochetti, non abbiamo più
tempo.
Se penso al passato lo vedo popolato di visi noti, di paesaggi oramai
persi, di storie scritte o raccontate e di vite vissute, ha date e
tempi certi, del futuro si può parlare invece senza collocarlo
in un tempo definito, senza che si possa visualizzare le persone che
lo vivranno, senza sentirselo scorrere sulla pelle.
E' un argomento di cui possiamo discutere senza la passione che ci
accompagna per le questioni che amiamo, che sentiamo prossime e che
assumono rilevanza nel vissuto nostro e di coloro a cui lascieremo
il testimone.
Il futuro è un alibi, l'avvenire ci è invece prossimo,
comincia ora, non ha soluzione di continuità col presente che
viviamo, l'avvenire è la vita che ancora ci attende, ci riguarda.
La distinzione fra futuro ed avvenire e' fondamentale per capire che
il futuro e' una categoria temporale astratta, mentre l'avvenire riguarda
le cose da far accadere e da governare.
E qui ho finito con la filosofia, e allora? Come tradurla in un
sano pragmatismo?
Futuro sarebbe parlare di nuove leggi per la montagna applicabili
a babbo morto, senza dimenticare che le ultime fatte in modo maldestro
sono state un fallimento a cui bisogna porre rimedio al più
presto, mentre la legge nazionale "Carlotto" per la montagna,
l'unica buona, giace per buona parte inapplicata in un negligente
e voluto silenzio: ripartiamo da li!!
Futuro è coniugato da coloro che danno per spacciati gli ultimi
residenti e pensano oramai al dopo senza curarsi dei danni fatti prima
e delle questioni aperte ora.
Presente è invece cercare di mettere un manico a organizzazioni
istituzionali che non funzionano, a una legge e a un regolamento forestale
lunari, a un inaccettabile squilibrio tra le opportunità offerte
ai giovani delle valli rispetto a quelli delle città, alle
difficoltà per continuare gli studi dopo le scuole dell'obbligo,
alla mancanza di servizi sui monti, alle tecnologie di rete, alle
difficoltà per la pluriattività, a una fiscalità
inaccettabile, all'utilizzo delle risorse naturali per lo sviluppo
locale, alla presenza di una fauna aliena, al bosco che tutto invade,
a....ma parlare di presente significa innanzi tutto rivendicare le
"libertà e buone vianze" che hanno permesso alle
popolazioni alpine di vivere sui monti per secoli.
Altro ancora è collocare presente e avvenire in un sogno pan-alpino.
Utopia? Ma l'utopia è sale e lievito della progettualità
di una comunità, è fuori dal tempo e dallo spazio perchè
l'utopia ha altre dimensioni. Ne riparleremo.
Quassù idee, intelligenze, proposte e progetti ci sono,
come c'è l'esperienza nell'organizzare in modo virtuoso l'incastro
tra democrazia e regole di mercato, ma prima di tutto c'è la
capacità di fare sistema che deriva da un approccio comunitario
di cui rimane comunque traccia.
Su questi temi la partita è aperta e noi la vogliamo giocare..
Se il futuro è nelle mani di Dio, noi ora occupiamoci del presente
sbirciando l'avvenire, anche se per Louis-Ferdinand Céline
"...chi parla dell'avvenire è un cialtrone, è
l'adesso che conta. Invocare i posteri, è parlare ai vermi",
.ma era uno scrittore maledetto!
Mariano Allocco
Presidio alpino Prazzo\Valle Maira