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Sovente si fa fatica a trovare il
quarto per una partita a carte!" Credo
sia sufficiente questa efficace esclamazione, che sempre più
spesso si sente ripetere nelle valli nei periodi invernali, a sintetizzare
quale sia il vero e pressante problema che attanaglia le zone montane
in quest'ultimo decennio.
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Il costante
calo demografico sta influendo in maniera sempre più profonda
sulla vita di tutti i giorni delle popolazioni delle alte valli,
sia per quanto riguarda il pensionato che non sa come passare
il tempo, quanto per il bambino che non ha amici con cui giocare
e in molti luoghi sta intaccando in maniera insopportabile l'esistenza
di un tessuto sociale degno di tale nome senza il quale non è
pensabile un futuro per i nostri paesi.
Soltanto la presenza di un minimo di struttura sociale permette
un corretto funzionamento di uffici, scuole, osterie, ambulatori,
negozi, imprese artigiane e via discorrendo, segno tangibile di
un territorio ancora vivo e pulsante, senza di questo una
"comunità" cessa di esistere e il tutto, se il
posto è ridente, si riduce a periodico villaggio vacanze.
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Se non ci si rende consapevoli
che è su queste problematiche che politici e amministratori devono
concentrarsi, si continuerà a perder tempo facendo inutili chiacchiere
e le alte terre nello stesso tempo continueranno a spopolarsi.
Il vivere in montagna non deve essere una cosa da "alternativi"
o da "eroi", ma una cosa del tutto normale per persone normali.
Soltanto rendendo degnamente vivibile ed economicamente sostenibile
anche la stagione invernale si potrà (sempreché lo si
voglia) mantenere vita i comuni delle alte valli.
Partendo da questo presupposto, ritengo di fondamentale importanza
l'impegno dei vari enti di competenza (Regione, Provincia, Comuni e
Comunità Montane se non saranno soppresse) per garantire il mantenimento
dei servizi essenziali. Tra questi si possono citare la buona percorribilità
delle strade, sostegno alla formazione scolastica, sistemi di comunicazione
ecc
Occorre modificare
drasticamente, e il prima possibile, l'approccio nei confronti
della questione montana e, come continua a ripetere
Mariano Allocco, modellare una politica che ponga al centro
della sua attenzione
"le genti che costantemente vivono la montagna",
quindi ben distante da quella attuale, che ha la sua centralità
sull'ambiente e le sue risorse (acqua, boschi, alpeggi
)
da sfruttare economicamente e in sostanza indifferente alle sollecitazioni
ed esigenze di chi in montagna ci vive e lavora.
Esempio pratico? Come mai in vent'anni, nonostante varie sollecitazioni,
nessun partito, politico o ente istituzionale ha pensato di adoperarsi
in maniera decisa per far applicare la legge n.97\94 sulla montagna?
Purtroppo pare che queste dinamiche non siano degne d'interesse
agli habitué dei vari "festival" e all'attuale
classe politica, prova ne è che nella campagna elettorale
per le recenti elezioni regionali, l'argomento "montagna"
è stato preso in considerazione soltanto in merito al mantenimento
o meno delle comunità montane.
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Foto Ezio Donadio
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Non credo
sia spostando qualche virgola o qualche competenza dell'ente in questione
che si cambieranno le sorti delle popolazioni residenti sull'arco alpino!
Come ho già sostenuto altre volte, vi sono anche coloro che,
basandosi su pure regole di mercato, da qualche tempo sostengono l'improduttiva
della montagna e ne auspicano lo spostamento a valle delle sue genti
per risparmiare sull'erogazione dei servizi.
Foto Enrico Collo
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Sta di fatto che,
una volta spostata a valle la popolazione, il territorio rimane
lì comunque.
A questo punto bisognerà riflettere seriamente su quanto
possa giovare all'incolumità della zona pedemontana avere
a monte una consistente fascia di territorio totalmente abbandonata,
priva di presidio umano e pronta a scivolare a valle.
In alcune zone queste cose la comunità già le
sta pagando sotto forma di squadre di operai forestali che spesso
e volentieri si vedono all'opera per ripulire boschi o rive dei
fiumi per scongiurare alluvioni o calamità di vario genere.
Indubbiamente, visto l'attuale tenore di vita instauratosi, le
nostre montagne non sarebbero più in grado di sopportare
il "carico umano" d'inizio novecento, ma tantomeno l'attuale
incipiente desertificazione.
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Ezio Donadio
Presidio Alpino - Castelmagno\Valle Grana
Maggio 2010
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