Va
bene che in estate va di moda la "politica da ombrellone",
va bene che i giornali devono
attirare anche l'attenzione dei vacanzieri delle valli, ma dedicare
addirittura pagine intere
di quotidiani alla chiusura o meno delle strade sterrate d'alta quota
come se fosse un
problemadi primaria importanza per la montagna, mi pare un po' eccessivo.
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Dal punto di
vista di chi in montagna ostinatamente tenta ancora di viverci,
l'uso corretto delle ex militari è "anche"
un problema, ma circoscritto a poche settimane d'estate, mentre
i problemi "veri " sono ben altri e aimè si manifestano
tutto l'anno.
Parliamo di degrado demografico e ambientale, di sottrazione al
territorio delle risorse, di assenza sempre più appariscente
dei servizi essenziali.
Chiudono scuole, ambulatori e uffici postali, in alcune zone non
arrivano i segnali televisivi, quelli dei cellulari e d'internet,
scarseggiano sempre più le risorse per la manutenzione
delle strade o la costruzione di paramassi e paravalanghe, i giovani
devono alzarsi alle cinque per arrivare a scuola alle otto facendosi
carico di spese esorbitanti.
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Ho volutamente lasciato in disparte le problematiche concernenti il
lavoro perché qui viene il bello:anche l'estate 2010 è
stata protagonista di una massiccia offensiva dei funzionari dell'Ispettorato
del Lavoro contro la piaga del famigerato "lavoro nero"
delle vallate.
Quest'operazione ha portato alla "bella scoperta" di
un ingente numero di padri, madri, figli, nonni, cognati impegnati
"abusivamente" a dare una mano durante affollate feste patronali
e sagre paesane al povero parente oramai sull'orlo di una crisi di
nervi poiché non più abituato a vedere tutta sta gente
nel suo locale.
Da lì la conseguente elevazione di multe salatissime alle già
traballanti attività economiche delle valli e come spesso accade,
fra queste, qualche bar, osteria, bottega o ristorante alla fine dell'anno
chiuderà definitivamente i battenti.
D'accordissimo che sia un
dovere di tutti rispettare le leggi dello stato, ma nello stesso tempo
sono anche convinto che quest'ultimo, attraverso i suoi rappresentanti,
abbia il dovere di modificare leggi palesemente inique per una vasta
porzione di territorio montano che ha ben poco da spartire con luoghi
come Cortina o Cervinia.
Davvero è opera così titanica estendere anche ai settori
commerciali, ristorativi e artigianali delle zone marginali la pluri-attività
e la collaborazione familiare come già avviene nel settore
agricolo
Forse è
proprio qui il "GRANDE PROBLEMA" della montagna: l'indifferenza
o "il fuggi, fuggi politico" ad affrontare e cercare
di risolvere questi argomenti.
In conclusione, tornando al discorso iniziale, penso che le strade
sterrate d'alta quota siano una risorsa significativa del territorio,
un patrimonio storico della montagna da valorizzare e custodire
con cura.
E' mia opinione che queste strade, così dette "turistiche",
debbano essere severamente regolamentate ma lasciate alla libera
percorrenza e chiuse solamente per motivi di sicurezza.
Sono altresì convinto che su alcune di esse possa essere
istituito una sorta di pedaggio atto a recuperare i fondi necessari
alla loro manutenzione e sorveglianza, un'iniziativa su cui le
persone di buon senso credo non abbiano nulla da eccepire.
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Ezio Donadio
Presidio Alpino - Castelmagno\Valle Grana
Agosto 2010
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