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Na nuech a
l'oste...
di Anna Lometto |
In parole povere: cosa potrà mai combinare l'uomo ora che è così soggiogato dalla sua televisione? Viene in mente il dottor Frankenstein al quale scappa di mano la situazione, soccombendo tragicamente al mostro da lui creato. L'uomo dell'era ante-televisiva, indomito ribelle, pronto alla rivoluzione, ostinatamente impegnato in lotte e sacrifici in nome di libertà ed eguaglianza, è riuscito a trasformarsi in larva-da-poltrona-pigiama-ciabatta, disposto a subire qualsiasi sopruso pur di non rinunciare ai suoi gloriosi momenti di pilota dal telecomando facile. |
Come diventa mansueto
l'animale in gabbia! E più semplice risulta il suo addestramento.
Se si tratta di celle singole, il detenuto diventa ancor più
disposto a collaborare col suo carceriere, innamorandosene: è
la "sindrome di Stoccolma" (arriva persino a votarlo nel caso
costui dovesse mai candidarsi alle elezioni).
Ecco a cosa servivano gli esperimenti comportamentali degli animali in gabbia: a testare i futuri telecomandi! Si ricordi infatti il cibo reso disponibile in gabbia grazie al pulsante sul quale l'animale imparava a poggiare la zampa. Oggi quando sentiamo un jingle pubblicitario scatta il "riflesso di Pavlov", la tipica acquolina da consumatore: "Che si compra di bello?". C'era una volta il fiero popolo occitano (e non solo questo) che rifiutò di lasciarsi imbrigliare dai fili dei burattinai che li volevano comandare. Sapevano che non sarebbe stato possibile continuare a servirsi del loro sofisticato strumento di sopravvivenza, il cervello, se questo fosse stato costretto da un'intricata matassa volta a reprimerlo ed infine soffocarlo.
Il microfono vinceva il premio "Art Brut" perchè pare non fosse mai esistita la sua asta originale, dunque era retto da: A) sostegno per tamburo rullante, B) straccio (pulito) per pavimenti piegato in quattro, C) rotolo di carta igienica quasi terminato, D) abbondante nastro adesivo blu. Questo congegno si è dimostrato adatto per raccogliere e diffondere nella sala musica, poesie, storie, canzoni, racconti e... avvisi di macchine da spostare.
A metà cronaca infatti qualche turista abbandonava la sala sbuffando con discrezione. Avranno avuto altri impegni giù in città? A quell'ora di notte si può ipotizzare soltanto il parto di qualche personaggio della soap opera preferita, in replica. Forse per loro i tempi della montagna erano troppo lunghi (come i soccorsi per la nevicata da parte degli organi preposti agli stessi), in netto contrasto con quelli televisivi. Dicono che Einstein per spiegare in parole povere ad un amico la teoria della relatività facesse l'esempio di un minuto trascorso accanto a un'avvenente ragazza oppure seduti sulla stufa arroventata. All'Oste del Chanabie non c'erano ammiccanti veline da Bunga Bunga, benchè non facesse difetto la presenza di pregevoli bellezze locali (vestite). La stufa che arroventava le terga dei fuggitivi era dunque rappresentata dall'astinenza da telecomando? Immagino la loro indignazione: "San Telegiornale è in grado di trasmettere la notizia di un'ecatombe in Asia al massimo in cinque minuti, immagini ed interviste ai supersiti comprese. Poi devono andare in pubblicità.
Intercalando i personaggi recitanti con i suoi interventi musicali, Sergio Berardo, coadiuvato da Francesco Giusta, al solito riusciva a creare l'illusione di assistere ad uno spettacolo pirotecnico in cui le note degli strumenti piroettavano in un'esplosione di colori a braccetto con le parole delle canzoni. Gli ascoltatori venivano stregati dal suono delle ghironde, dell'organetto e di tutte quelle cornamuse che sono state "raccontate" con dovizia di particolari ed aneddoti come storie dentro alla storia. Nel corso della vejà la varietà di atmosfere evocate da ciascun narrante ha contribuito a rendere la serata godibile per tutti: v'era l'attenzione ai racconti, ma anche la rilassata informalità di quando ci si trova tra amici; il silenzio compunto dei momenti di commozione, ma anche attimi di l'ilarità da scolaretti, come quando la piccola Chiara in prima fila è stata colta da un attacco di singhiozzo proprio durante il pathos evocativo d'una poesia di Olga... E poi? Panettone e Vin Brulè per tutti, quest'ultimo preparato dal cuoco dell'adiacente locanda "La Susta". Ad un certo punto sono stati spostati i tavoli e tutti quelli che si erano portati uno strumento hanno cominciato a suonare corente e mazurke per la gioia di chi ha subito affollato la pista improvvisata per scatenarsi nelle danze, dando l'ultima pennellata di colore al gioioso quadro vivente della Notte all'Oste del Chanabie. Anna Lometto |
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