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IL SANTUARIO DI SAN MAGNO




Chi percorre l'alta valle Grana, superando gli abitati di Chiotti e di Chiappi, può osservare come la valle si apra in una ampia conca, ricca di vegetazione.

Grazie alle condizioni climatiche favorevoli, questa zona da secoli è stata percorsa, nei mesi estivi, dalle greggi dei pastori.
La prima testimonianza storica a noi giunta è un'ara, cioè un altarino, dedicata a Marte, venerato dai Romani come dio preposto alle attività dei campi, ai confini, e alla attività bellica che poteva assicurarne la difesa.

L'iscrizione sulla lapide, decifrata nel 1953, recita: " A Marte, Dio Ottimo e Padre, Esdulio Montano costruì un'ara, sciogliendo volentieri il suo voto".

Questo reperto fu portato alla luce nel 1894, dopo lavori fatti per abbassare il piano della cappella Allemandi; in tale occasione vennero ritrovate dodici tombe, vasi, lampade e oggetti vari, tra cui alcune monete di rame di epoca imperiale, risalenti circa al 250 d. C.
Agli inizi dell'era cristiana, dunque, l'alta valle era già frequentata dai pastori delle popolazioni gallo-liguri da poco sottomesse ai Romani; già allora il promontorio naturale su cui sarà costruito il Santuario era considerato luogo propizio per la preghiera e i sacrifici votivi.




Le tradizioni su San Magno

Il messaggio cristiano si è diffuso nelle vallate del basso Piemonte nel III secolo; si sa che in questo periodo San Dalmazzo percorreva le Gallie predicando il Vangelo con i suoi compagni, e che morì martire. Questo fatto ha indotto alcuni a pensare che Magno fosse uno dei compagni del santo di Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo) e che anch'egli avesse subito la stessa fine, come attestava la memoria liturgica.
Il culto di San Magno, in ogni caso, compare nel Piemonte sud occidentale con il risorgere delle strutture monastiche benedettine a partire dal secolo XI, dopo la distruzione saracena del 900 d.C.
Negli anni '30 del nostro secolo, alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che San Magno fosse un monaco benedettino, di cui varie biografie e testimonianze iconografiche attestano l'esistenza. Nato nel 699 da una famiglia romanizzata della Rezia, nell'attuale Svizzera tedesca, entrò nel monastero di San Gallo.
A quarantasette
anni partì e si stabilì a Füssen, nell' Algäu, boscosa regione della Baviera meridionale. Il monaco si distinse per l'instancabile opera di evangelizzazione, costruzione di edifici sacri, e soprattutto opere per migliorare le condizioni di vita degli Alamanni.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 772, si diffonde, tra i benedettini e le popolazioni ad essi legate, il culto e il pellegrinaggio alla tomba di San Magno, ricordato e raffigurato particolarmente in connessione al mondo della attività dei campi.
Attraverso il Tirolo e i cantoni svizzeri, la sua venerazione si diffonde nell'Italia del Nord e del centro.





La maggior parte della iconografia su San Magno presente nella provincia di Cuneo risente di un'altra tradizione.
Il santo è ritratto come legionario romano con lancia e vessillo o scudo bianco crociato di rosso (un richiamo, sembra, alla croce dei Savoia).
Questa tradizione trova attestazione solo a partire dal 1604, quando lo storico Guglielmo Baldesano pubblicò un'opera, con la quale, forse per far cosa gradita a Carlo Emanuele I di Savoia, considerò soldati martiri ben 97 santi il cui culto aveva profonde radici nella popolazione del Ducato di Piemonte.
Si sa che questa tesi non aveva solide radici storiche, ma si basava sulla leggenda della Legione Tebea.



La nascita del Santuario

Agli inizi del '400 a Castelmagno non esisteva ancora una chiesa dedicata interamente al nostro santo; si hanno notizie di una chiesa curata di Sant'Ambrogio e San Magno.
Nel 1450 il sacerdote Enrico Allemandi di San Michele di Prazzo, in val Maira, fu nominato Rettore delle chiese esistenti nel territorio di Castelmagno.
Sappiamo con certezza che il rettore, per i venticinque anni di sacerdozio, nel 1475 fece edificare e decorare una cappella in stile gotico, dotata di un solo altare rivolto ad Oriente, e con una apertura chiusa da una robusta grata metallica rivolta a ponente. Sulle quattro lunette della volta a crociera si conservano gli affreschi di Piero da Saluzzo; sono raffigurati l'Eterno Padre, i quattro Evangelisti e i quattro principali dottori della Chiesa latina.
A fianco della cappella venne eretta anche la torre campanaria, alta 18 metri.

Il crescente culto verso San Magno richiese, all'inizio del secolo XVI, l'ampliamento della cappella con una struttura antistante alla
precedente.
Questa fu eretta nel 1514 e fu dipinta da Giovanni Botoneri di Cherasco; sulle pareti e sulla volta a botte è presente un vero e proprio ciclo pittorico sulla vita di Gesù; sono presenti anche i più importanti santi della devozione popolare della Provincia di Cuneo, e un curioso episodio legato a Santiago de Compostela (attraverso la valle Grana passava una via secondaria per i pellegrini verso la Spagna e verso Roma).
Gli affreschi, i cui colori si sono conservati molto vivi, colpisce per il realismo narrativo.




Nell'ultimo quarto del 1600 terribili carestie ed epidemie di afta epizootica decimarono il bestiame, e le condizioni di vita nei campi peggiorarono sensibilmente. L'afflusso di pellegrini che chiedevano l'intercessione del santo si fece imponente.
Le strutture esistenti non bastavano più, per cui, dopo un altare esterno alla cappella, si decise di costruire un nuovo, più grande tempio.
Nel 1716 il nuovo edificio del Santuario era terminato; era stato edificato perpendicolarmente rispetto all'asse dell'antica chiesa.

Nel 1775 venne costruito, con marmi pregiati, l'altare maggiore.Nel corso del Settecento il culto di San Magno conobbe una diffusione senza precedenti, specie delle campagne di tutto il cuneese.Questo fatto con tutta probabilità portò le autorità ecclesiali all'utilizzo del servizio d'ordine costituito dalla
Baìa de Chastelmanh.




Altre opere importanti furono portate a termine nella seconda metà dell'Ottocento: nel 1845-48 fu sopraelevato
il campanile; tra il 1861 e il 1886 venne edificato l'imponente porticato ai lati del Santuario; sopra le maestose arcate vennero ricavati i locali per l'accoglienza dei pellegrini.
Importanti lavori di sistemazione del piazzale antistante il Santuario, con i nuovi locali della mensa, del bar e dei servizi, sono stati portati a termine nel 1995.
È una zona di antichissimo insediamento, essendo una conca fertile e ricca di pascoli, e già in epoca romana il rialzo naturale sul quale ora sorge il santuario di San Magno era considerato un luogo sacro in cui venivano offerti voti e sacrifici agli dei. Lo provano resti di un'ara, tombe e suppellettili venute alla luce nel 1894 nel corso di lavori eseguiti proprio nel santuario, e risalenti al III secolo d.C.
Proprio a quel periodo risalirebbe anche la cristianizzazione del territorio, ad opera di San Dalmazzo.


Le diverse teorie sull'identità del Santo cui è dedicato il Santuario

La prima, vuole che San Magno fosse uno dei superstiti della leggendaria Legione Tebea, cioè quella legione originaria dell'Egitto, convertitasi al cristianesimo e fatta sterminare da Massimiano (pare nei pressi dell'odierna Saint Moritz, nelle Alpi svizzere) per aver rifiutato di partecipare ad azioni di sterminio contro popolazioni cristiane (o secondo altre versioni, per non aver voluto giurare fedeltà all'imperatore in nome degli dèi pagani). È sicuramente l'ipotesi più suggestiva, ma anche la meno plausibile, trattandosi di una leggenda inventata all'inizio del XVII secolo nell'ambito di una "militarizzazione" dei santi piemontesi voluta dai Savoia e infatti l'iconografia tradizionale di questo santo comprende insegne bianche con croce rossa di chiaro riferimento a quella sabauda.

Secondo un'altra ipotesi, San Magno sarebbe stato originario del luogo, diventando poi compagno di predicazione di San Dalmazzo e condividendone il martirio, nel III secolo. Tuttavia, il culto di San Magno si diffuse in questa porzione di Piemonte attorno al X-XI secolo in concomitanza con la ripresa del monacesimo benedettino dopo le invasioni "saracene" che distrussero totalmente o in parte importanti insediamenti, fra cui Novalesa e Villar San Costanzo. Pare quindi più plausibile la tesi secondo la quale si trattasse di un monaco benedettino di origine svizzera vissuto nell'VIII secolo, grande evangelizzatore e considerato protettore delle attività contadine, di bambini e animali.

È del 1358 l'istituzione della festa di San Magno, decretata dal comune di Beinette per l'11 agosto, e qualche anno dopo il nome del santo diviene "contitolare" di cappelle e parrocchie.




La diffusione e radicamento del culto di San Magno portò alla costruzione del primo nucleo dell'odierno santuario.
In realtà, si trattava di una semplice cappella, col consueto orientamento est-ovest e un campanile, fatta costruire attorno
al 1475 da Enrico Allemandi, rettore delle chiese del comprensorio di Castelmagno e che ne commissionò la decorazione a Piero da Saluzzo.
Nel suo affresco, che raffigura Dio con i quattro evangelisti e quattro Dottori della Chiesa, San Magno è raffigurato in vesti "borghesi", dunque né come frate né, come avverrà più tardi, come legionario con lancia e scudo.
Il nucleo iniziale, poi divenuto "Cappella Allemandi" o "Cappella vecchia" si rivelò presto insufficiente ad accogliere il numero crescente di fedeli devoti a questo santo, e già nel 1514 si costruì un ampliamento, le cui pareti furono affrescate da Giovanni Botoneri di Cherasco con scene della vita di Cristo e raffigurazioni di santi locali di grande immediatezza narrativa.




Per tutto il XVI e XVII secolo, ma anche nel corso del Settecento, il culto di San Magno si diffuse ulteriormente, estendendosi a tutto il Cuneese: il santo era considerato protettore del bestiame, e sempre più numerosi erano i fedeli che si recavano in pellegrinaggio al santuario per chiedere grazie e protezione contro le gravi carestie e le epidemie di afta epizootica che periodicamente decimavano le mandrie. Un tale afflusso portò alla costruzione, iniziata nel 1703, di un nuovo, grande santuario che nel 1775 si arricchì di un maestoso altare di marmo.
Dopo l'interruzione e la parziale spoliazione nel periodo della dominazione napoleonica, nel corso del XIX secolo il santuario fu
al centro di altri lavori: fra questi, la sopraelevazione del campanile attorno al 1848 e, nella seconda metà del secolo, la corstruzione del grande porticato ai lati del Santuario e di locali destinati alla Foresteria.



Altre opere importanti furono portate a termine nella seconda metà dell'Ottocento: nel 1845-48 fu sopraelevato il campanile; tra il 1861 e il 1886 venne edificato l'imponente porticato ai lati del Santuario;
sopra le maestose arcate vennero ricavati i locali per l'accoglienza dei pellegrini.

Nel 1894, durante un lavoro di scavo effettuato per abbassare il pavimento della Cappella Allemandi furono rinvenuti i reperti di epoca romana cui si accennava all'inizio, dei quali rimangono soltanto la stele e qualche moneta, mentre i reperti fittili furono distrutti dai muratori.
Negli anni 80\90, grazie all'intraprendenza di Don Giulio Bruno, rettore del Santuario dal 1972 al 1995, è stato ampliato e ristrutturato il piazzale antistante l'edificio e sono stati realizzati locali di accoglienza e ristoro per pellegrini e turisti.
Lo stesso "sacerdote-imprenditore" scriveva queste parole sull'Eco del Santuario di Castelmagno del luglio 1996 nel momen-
to in cui lasciava l'incarico di rettore a don Ezio Mandrile:
"...In questi ventitrè anni, con la grazia di Dio e l'aiuto dei collaboratori e di voi, generosi pellegrini, amanti di Dio e delle Sue Cose, che anche non potendo venire di presenza non mancavate di far arrivare
la vostra Offerta, un qualche decoro l'abbiamo restituito alla vetusta Casa di Dio. Senza orgoglio, Dio me ne scampi! Posso dire che non c'è rimasto metro quadro di muri o di tetti che sia stato rifatto o ritoccato, o quasi!...".



Immagini: Elena Mattalia  Ezio Donadio  Danilo Ninotto  Ass. Culturale "La Cerchia"


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