Alzi
la mano chi non ha mai sentito parlare del Col del Mulo!
Eccetto i bambini dell'asilo, credo nessuno.
Però, è probabile che non tutti ne conoscano la
storia...
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Le origini di questo valico non sono
per nulla chiare, infatti la memoria popolare da sempre collocava
questo toponimo nel luogo ove è attualmente presente il Colle
Fauniera, invece, secondo le cartografie militari d'inizio novecento,
questo sarebbe posto sullo spartiacque delle valli Maira e Stura
che unisce i comuni di Marmora e Sambuco, i dati storici indicano
che quest'ultimo sia stato costruito dall'amministrazione militare
piemontese intorno al 1740, come segmento della Strada dei Cannoni
o Napoleonica.
In quei tempi iniziava la guerra di successione d'Austria e, causa
le giravolte sabaude nelle alleanze, il cuneese si ritrovò
nel bel mezzo delle ritorsioni degli ex alleati franco-spagnoli.
Urgeva quindi una via di comunicazione che collegasse le posizioni
difensive della valle Varaita con quella delle Barricate della valle
Stura di Demonte e che passasse attraverso la valle Maira.
Percorso per decenni da una mulattiera, venne interessato, all'inizio
degli anni '40, da lavori del genio militare per costruzione
di una carrozzabile, quindi in concomitanza con quelli che si stavano
svolgendo sul versante di Castelmagno verso l'attuale Fauniera.
Questi lavori però non videro mai la conclusione e vennero
interrotti a poche centinaia di metri dalla
vetta a causa dell'inizio degli eventi bellici del 1943.
A questo punto per capirci qualcosa occorre iniziare a scavare
a ritroso nella storia negli anni antecedenti il 1900.
Quest'ultima, raccontata e documentata negli Atti
Ufficiali
del Regno di Sardegna (1720-1861) di cui il Piemonte faceva parte,
ci permette di scoprire che già alla metà del 1700,
alla confluenza delle valli Grana, Maira e Stura esistevano ben
due Colli denominati "del Mulo":uno di questi era il
"Colle del Mulo di Castelmagno", l'altro il "Colle
del Mulo di La Marmora o Prà Giordan", insomma due
colli gemelli.
cliccare
sull'immagine per ingrandire la mappa
La storia ci riporta alla metà del 1700 epoca della nascita
dello Stato Sardo o Regno di Sardegna e ci narra che
il Re Sabaudo, tra il 1738 e il 1744, nomina gli ingegneri Giuseppe
Celoniano, Antoine Durieu, Giovan Battista Sottis,
Domenico Carello, Giovanni Giacomo Cantù per l'elaborazione
della
"Carta del Piemonte occidentale, dalla frontiera del contado
di Nizza sino
alla Valle di Lucerna, e da Cuneo a Saluzzo sino alle frontiere
di Francia",
comprendente le valli Gesso, Stura, Grana, Maira, Varaita e
Po, la carta è composta da 11 parti.
I lavori per rilevare, rappresentare e descrivere il territorio
procedono tra il 1745 e il 1757 durante le campagne
contro i Gallo-Ispani: nella bella stagione sul campo, in inverno
nello studio per l'elaborazione dei dati.
Nelle vallate le squadre di lavoro sono composte da: ingegnere
topografo, traboccanti per le misure,
esperti locali per le informazioni, lavoratori per il trasporto
dei materiali.
La singole valli sono ricomposte in un unico quadro di 672x744
cm.
Nell'affresco l'idrografia, la rete stradale e l'orografia hanno
linguaggio comune.
L'originale della Carta Storica è conservato
presso l'Archivio Di Stato di Torino
|
Ad esempio nel "Dizionario Corografico Universale
degli "Stati Sardi di Terraferma" si legge che:
La provincia di Cuneo
"Dal
passo dell`Aren, la linea gittasi per la valle del Piz alla Stura
e la varca rimpetto a Moraglione tra Pietraporzio che ritiene nel
controllo e Sambuco che lascia al concentrico.
Da Moraglione, che include nel raggio, si dirige, seguendo le vette
dell`Omo e di Val-covera, al Colle del Mulo, superato il quale
mettesi in Val di Grana e costeggia il torrente fino a Castelmagno,
tenendo nel controllo S. Anna col versante a sinistra e lasciando
al concentrico le terre a destra."
La Valle Grana... "incomincia
la Colle del Mulo di Castelmagno e si estende per circa
12 miglia fino a Caraglio, ove spiegasi in una pianura
"
Il Comune di Castelmagno... "facente
parte del Mandamento di Valgrana
Sorge alla sommità della
valle Grana. Il torrente Grana nasce appiè della balza di Fontenera,
e ingrossato di molti rigagnoli irriga la valle a cui da il nome.
Il comune è circondato da monti che comunicano colle valli
di Stura e Magra. Alla loro estremità si eleva il Colle
del Mulo."
Nell'opera documentale "Notizie
Topografiche e statistiche sugli stati di Sua Maestà il Re
di Sardegna" al capitolo
"I mandamenti della Valle di Macra",
giunti alla descrizione di LA Marmora si può leggere:
"
La strada proveniente dalla valle di Vraita pei colli
d' Elva, varcata la Macra sul ponte detto della Catena, attraversa
questa vallicella e sale al Colle del Mulo, detto anche di La-Marmora
o di Prà-Giordano (alto metri 2472) per quindi discendere
nella valle di Grana a Castelmagno, o nel Vallon dell'Alma lungo il
torrente Canto a S. Giacomo e Trinità di Demonte. Questa via
pero è intercetta da nevi e ghiacciai nell' invernale stagione.
Sulla cima del colle del Mulo si scorgono ancora le vestigia dei trinceramenti
eretti dalle truppe Sarde nella guerra del 1742
"
Sempre nella medesima documentazione
venivano descritti in questa maniera i confini della Valle Stura con
le valli Grana
e Maira:
"
Tra la valle di Stura e quella di Macra. - I colli
della Scaletta della Crocetta o Lausarotto , delle Montagnette , del
Vallonetto , del Preit, il col Pianess, dei Cogni, dell'Ancoccia,
del Mulo di La Marmora o di Prà-Giordan, del Mulo di Valcovera
o del Mulo di Castelmagno
"
Tra la valle di Stura e la valle di Grana. - Il Colle del
Mulo di Castelmagno, il colle delle Cerese che mette dal villaggio
di S. Giacomo alle Cassine delle Cerese ed a S. Pietro Monterosso;
ed il colle dell'Ortica od Ortiga, colle vie accessorie della
valle di Grana
"
Ma di "Col del Mulo"
non si parlava e scriveva solamente nei documenti
dello "Stato Sardo", ma anche negli atti dei Comuni della
valle Grana..
Già in data 11 novembre 1792, da Caraglio, il segretario
comunale Giovan Battista Martini in una deliberazione comunale facente
riferimento ai danni degli eventi bellici del 1744, ricordava:
"
che nella passata guerra le truppe
nemiche occuparono il Colle denominato del Mulo posto nei limitrofi
d'esso luogo di Castelmagno e delle due valli di Macra e di Stura
e quindi saccheggiarono la parrocchia superiore del già detto
luogo
".
Nel 1894 l'attento studioso di storia e tradizioni locali,
nonché Parroco di Castelmagno, Don Bernardino Galaverna,
nel suo libro "Cenni storici e tradizionali intorno a S.Magno
Martire Tebeo ed al paese e Santuario di Castelmagno" già
scriveva:
"
se più oltre si continuasse
a seguire il corso del Grana, dopo due ore si giungerebbe la sua sorgente,
sotto la balza detta Fontenera, e dopo circa un'altra ora si arriverebbe
al nodo principale del Colle del Mulo, ove finisce il territorio
di Castelmagno."
Erano passati poco più di un centinaio di anni dai tragici
eventi del 1744, ma nessun accenno alla presenza di un eventuale Colle
dei Morti.
Mentre in tempi più recenti, ne sono testimonianza
le numerosissime cartoline, alcune ancora in bianco e nero, con la
famosa frase di rito "Saluti dal Colle del Mulo".
Da rimarcare il fatto che, per ben
oltre un secolo, con il nome Col del Mulo, per le genti delle valli,
del Piemonte e della Liguria, non veniva inteso solamente l'attuale
Fauniera, ma l'intero territorio di confluenza delle valli
Stura, Maira e Grana.
Rimane da chiedersi come
mai, nel passaggio tra il regno di Sardegna e quello che poi sarà
l'odierno stato Italiano, i cartografi militari non trascrissero sulle
cartine ufficiali tutte queste minuziose descrizioni e, nel caso in
questione, denominassero come Colle del Mulo quello attualmente riportato
su tutte le cartine e non quello ben presente nella memoria popolare
rimasto "innominato" per decenni sulle cartine ufficiali.
E' altresì curioso il fatto che, gli stessi militari, definissero
Colle del Mulo l'attuale Fauniera e non già quello riportato
nelle "loro" cartine, lo testimonia il libro "Memorie
di Caporal Maggiore" di Giulio Patrizia che, raccontando
il suo "periodo di naja" dal 1938 al 1944 in provincia
di Cuneo, ad un certo punto scrive:
"Luglio 1937: Il '19 luglio si parte
per i campi estivi: da Cuneo a Monterosso Grana. Passo la prima notte
sotto la tenda: dormo benissimo in un bel letto fatto di paglia: ci
eravamo accampati sotto gli alberi sulla riva sinistra del torrente
Grana
(a destra arrivando da Cuneo), poco prima del paese.
Il 20: marcia al Colle dell'Ortica nel vallone di S. Pietro e ritorno
fino a Pradleves. Questa marcia per me ed altre reclute non abituate
a camminare in montagna risulta molto faticosa.
Il 21 riposo a Pradleves. ll 22 si sale a Castelmagno, tratto non
lungo e, già un po' allenato, mi sono stancato meno.
Il 23 riposo a Castelmagno: un sole splendido e molti, specie i Toscani,
approfittano per farsi la tintarella al sole...
(tanto da spelarsi bene le spalle!), non io però.
Il 24 da Castelmagno verso la Bandia, passando per i Colli del
Mulo e Valcavera."
Come per "l'altro" Colle, anche questo rimase una
mulattiera fino all'estate 1940, epoca in cui questa viene sostituita
da una carrozzabile, denominata Strada Militare 208, proveniente
dal Santuario di Castelmagno e diretta al Colle Valcavera.
Dopo aver consultato alcuni ex
cartografi dell'Istituto Geografico Militare, si è giunti
alla conclusione che la denominazione di passi o colli veniva genericamente
assegnata dall'IGM se questi univano valli orografiche diverse o se
cadevano sui confini di comuni diversi tra loro e ben separati a livello
di amministrazione.
Quelli che univano due versanti della montagna, ma erano compresi
sotto lo stesso Comune, non venivano nominati, in quanto l'eventuale
denominazione competeva alle autorità comunali.
Detto ciò, è storia che, dopo la costruzione della
nuova carrozzabile, né lo stato maggiore dell'esercito,
ma neanche le amministrazioni comunali di Castelmagno e Demonte, probabilmente
visto l'avvicinarsi della Grande guerra, ebbero tempo di pensare in
maniera ponderata al battesimo e all'inserimento nelle cartine
ufficiali di entrambi i Colli dal nome gemello.
Tant'è che su tutte le cartine dell'Istituto Geografico Militare
e del successivo Istituto Geografico Civile il luogo su cui sorgeva
il cosiddetto "Colle del Mulo di Castelmagno" rimase
desolatamente vuoto dall'inizio del 1900 fin oltre la metà
degli anni '80.
Di conseguenza, se la dicitura Colle dei Morti compare in qualche
Cartina
commerciale a
seguito degli anni '90, è solamente per iniziativa personale
di qualche cartografo, che ha trattato in maniera superficiale informazioni
errate.
Ufficialmente il Colle dei Morti
non esiste e non è mai esistito, ed è per questo
motivo che non compare in alcun atto e in alcuna Cartina
Ufficiale di
Comuni, Provincia e Regione Piemonte.
Ben chiara e documentata è
invece la storia del "Vallone dei Morti".
Il suo nome è dovuto ai moltissimi soldati caduti nella guerra
di successione austriaca, quando i franco-spagnoli, passando attraverso
i piani della Bandia, oltrepassarono il Colle di Valcavera per dirigersi
ad assediare Cuneo.
Era il 1744. Padroni della contea di Nizza, i franco-spagnoli,
cui era stato ordinato di invadere il Piemonte, il 22 luglio
partirono dal territorio francese e si avviarono verso Demonte.
Il 6 Agosto, in uno scontro assai sanguinoso, avvenuto
nel vallone a ridosso del Colle Valcavera, riuscirono a sfondare il
tentativo di sbarramento operato dalle truppe piemontesi e occuparono
le alture di Demonte.
Da qui l'appellativo Vallone dei Morti.
Questa Battaglia
è
descritta in maniera molto dettagliata nel libro "La Valle
Grana nei Secoli", di Don Maurizio Ristorto.
Tra le varie cose, possiamo leggere:
"
Ancora oggi a Castelmagno si
ricorda "il vallone dei morti" ove più aspro
sarebbe stato il combattimento e più numerosi i caduti. Nella
notte, il marchese Pallavicini di Frabosa, al comando delle truppe
piemontesi, sia perché teme di non poter tenere la posizione
sia perché gli mancano le munizioni, ordina la ritirata; i
Francesi, avvicinatisi fino verso i nostri trinceramenti, non udendo
alcun rumore, vi penetrano dentro e, trovatili sguerniti, allo spuntare
del 18 si danno ad inseguire i Piemontesi ai quali fanno alcuni prigionieri.
A pagare lo scotto di quei combattimenti sono le frazioni Chiappi
e Chiotti di Castelmagno che vengono saccheggiate dai Francesi;
Il nemico non ardisce scendere per Valle Grana, ma tanto e il timore
incusso nei paesani che il Comune di Valgrana decide d"inviare
15 guastatori a rompere la strada che da Castelmagno porta a Caraglio
"
Intanto a Demonte, il comandante Della Piazza, temendo il peggio,
lasciò a presidio del forte un migliaio di soldati, fece saltare
il Ponte sull'Olla e col rimanente delle sue truppe ripiegò
a Cuneo.
Il 9 Agosto i franco-spagnoli assediarono la fortezza, che
una settimana dopo si arrese.
A distanza di un mese, il 9 Settembre, iniziò l'assalto
alla fortezza di Cuneo.
L'assedio durò dal 13 settembre al 21 ottobre.
Durante esso i franco-spagnoli vinsero la battaglia di Madonna
dell'Olmo (29-30 settembre), ma non riuscirono a espugnare la
città e furono costretti ad abbandonare l'intento, ripiegando
in Francia il 21 ottobre 1744.