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Strada
ex militare per i Colli Esischie e Fauniera
La sua lunga e travagliata storia... |
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Tratto:
Campomolino - Santuario di San Magno |
Un caso particolare:
la strada fu progettata e costruita dal Corpo Reale del Genio Civile
di Cuneo,
e solo in un secondo tempo presa in carico dall'Amministrazione Militare. Con grande astuzia, l'amministrazione della ditta che aveva iniziato la strada, pretese che il contratto di proseguimento lavori fosse firmato dal ministero dei Lavori Pubblici e non dal Comando militare. Fu una scelta vincente. La strada, oggi asfaltata, attraversa il comune di Castelmagno, composto da numerosi abitati sparsi tra i pascoli fino a raggiungere il maestoso Santuario di San Magno. |
La storia di questa
strada militare incomincia nel 1928 quando, per accontentare gli abitanti
delle borgate Chiappi
e Chiotti di Castelmagno che reclamavano da anni una comunicazione rotabile che fosse qualcosa di più di una mulattiera di difficile transito, il ministero dei Lavori pubblici ordinò e finanziò la costruzione della strada di collegamento da Campomolino al Santuario di San Magno. I lavori, iniziati nell'autunno del 1929, procedettero regolarmente per il 1930 e il 1931, ma all'inizio del 1932 furono bloccati quando mancavano circa due chilometri di carreggiata. Il motivo era semplice: erano terminati i fondi destinati alla costruzione della strada. A sbloccare una situazione ormai in stato di stallo intervenne, nel 1934 il ministero della Guerra, il quale dichiarò la rotabile "di vitale importanza per la difesa della zona". Venne incaricato un ufficiale del Genio di Cuneo affinché effettuasse un sopralluogo sulla strada e stilasse una relazione che evidenziasse quali lavori erano necessari per la trasformazione in carrellabile tipo C. Per i lavori di completamento fu logicamente incaricata la stessa ditta che già aveva costruito una parte della strada, vale a dire la Astori & Milanese, la quale però pretese che la direzione dei lavori e la contabilità fosse mantenuta dal Genio Civile: |
"L'impresa Astori
accetta di prendere i lavori solamente al patto di fare dirigere e contabilizzare
i lavori al Genio Civile e di farli collaudare e pagare dal Genio Militare
con modalità di collaudo e pagamento rimesse alle decisioni dell'autorità
centrale".
Il cantiere fu riaperto il 26 settembre e la data di ultimazione della strada fu fissata per il 24 marzo 1936, essendo stati fissati in 180 i giorni utili per la consegna. Il 29 agosto 1936 l'impresa chiese al Direttore dei Lavori la concessione di una proroga di 50 giorni sulla data di ultimazione a causa di un'eccezionale ondata di maltempo che per oltre un mese rallentò decisamente i lavori provocando fra l'altro frane e smottamenti che devastarono tratti di carreggiata già ultimata. Il Genio Civile non era inflessibile come quello militare; non solo il direttore dei lavori diede il benestare, ma la proroga richiesta fu caldeggiata addirittura dalla Direzione del Genio Civile che scrisse al ministero della Guerra assicurando che le cause del ritardo erano da ricercarsi esclusivamente nel perdurare del maltempo. |
La storia narra altresì,
che poco prima della frazione Chiotti, due sorelle per nulla contente
del fatto che un loro prato venisse tagliato a metà dal tracciato
della strada, si sdraiarono a terra per impedire il proseguimento dei
lavori.
Dopo essere state letteralmente spostate di peso a lato del prato in questione, per dimostrare tutto il loro sdegno verso l'accaduto, alzarono le loro gonne mostrando il sedere agli esterefatti addetti del cantiere presenti. Gesto decisamente "poco usuale" e degno di nota vista l'epoca. |
La pratica con la ditta
Astori fu chiusa a tempo di record il 6 aprile 1938, giorno in cui il
ministero della Guerra diede il benestare al pagamento del saldo finale
all'impresa.
Nel 1940 la strada venne trasformata in secondaria a semplice transito e il tracciato in parte modificato. Nel dopoguerra la manutenzione e la conservazione della strada, in teoria a carico dell'Amministrazione Militare, in quanto dichiarata essenziale per fini militari, fu curata dal comune di Castelmagno. Solamente nel 1951 il Genio Militare contribuì alla manutenzione della strada inviando alcuni operai per lo sgombero di alcune piccole frane con relativo reinghiaiamento del tratto rovinato, per una spesa complessiva di 100.000 lire. Fu però l'ultimo intervento dell'amministrazione militare. |
La strada rimase sterrata
fino a cavallo degli anni 66\67 quando l'allora rappresentante di
minoranza Gianni De Matteis (nel 1970 diverrà poi Sindaco
e vi rimarrà per una quindicina di anni) interessò alcuni
suoi amici parlamentari i quali fecero giungere al Comune di Castelmagno
40 milioni di lire con i quali la strada in questione fu asfaltata
da Campomolino fino al Santuario per mezzo della ditta Bramino.
Verso il finire degli anni 70, dopo un lungo iter burocratico, il tratto di strada viene dismessa dall'esercito e diventa comunale. Da quel momento il comune di Castelmagno, grazie a una cospicua serie di contributi da parte della Regione Piemonte, inizia una lunga serie di lavori per scongiurare l'alto pericolo valanghe nel tratto Campomolino - Chiotti. |
A partire dall'anno 1975 fino al 1980, a monte del tratto sopra citato, vengono realizzati 20.000 metri di terrazzamenti ed i paravalanghe di "Costa Drecha" e Nerone, il terzo in località "Barma dal Sop" verrà ultimato nell'estate 1985. Nel frattempo il Comune di Castelmagno, vista l'importanza della strada, chiede all'amministrazione della Provincia di Cuneo di prenderla in carico. In attesa che l'iter burocratico della cessione andasse in porto i due enti decisero di dividersi equamente lo sgombero neve e la manutenzione. Nel 1989 il tratto di strada diventa interamente provinciale. |
Il
tracciato |
Tratto:
Santuario di San Magno - Colli Esischie - Fauniera - Valcavera |
Incredibili incomprensioni
fra differenti uffici militari, ritardi ingiustificati dei progettisti
e grande indecisione
del Comando Supremo, sono le principali cause del ritardo con cui iniziarono i lavori di costruzione della strada. A farne le spese furono gli operai, costretti, per recuperare il tempo perduto, a lavorare d'inverno, in condizioni al limite della sopravvivenza. Un collaudatore assai pignolo e una curiosa diatriba fra un margaro del luogo e la ditta appaltatrice dei lavori completano la storia di questa strada che si snoda in un ambiente montano suggestivo e misterioso. |
22 luglio 1938,
negli uffici del Genio di Alessandria si lavora alacremente per valutare
lo stato di avanzamento
lavori dell'anno in corso, relativi alla sistemazione viaria delle Alpi Occidentali. Si scopre che all'appello manca il progetto della grande strada di arroccamento della Val Grana. Viene immediatamente redatta una missiva in cui si richiede al distaccamento del Genio di Cuneo di trasmettere tale studio mancante. 2 agosto 1938. Il capo sezione del Genio di Cuneo, risponde che non ci sarebbe stato nessun progetto relativo alla strada della Val Grana in quanto risultava che tale progetto era stato inserito fra i lavori da rimandare a successiva stagione. 10 agosto 1938. Il Comando
di Alessandria riscrive a Cuneo facendo notare che è stato
male interpretato il fascicolo del programma lavori. La strada che deve essere rimandata
è quella di arroccamento della Val Marmora: quella della Val
Grana riveste carattere di massima urgenza. |
15 agosto 1939.
Con incredibile e inspiegabile ritardo viene ufficialmente aperto il cantiere della Valcavera - San Magno. Quando iniziano i primi scavi la stagione è però già avanzata e l'inverno, che non conosce la parola rinvio, alle porte: il 17 settembre arriva la prima nevicata e nei giorni seguenti la temperatura si abbassa bruscamente. L'Amministrazione Militare, che vuole assolutamente recuperare il tempo perduto, non accorda il benestare alla sospensione dei lavori nonostante le proteste degli operai e qualche defezione da parte dei muratori civili assunti direttamente dall'impresa. Diversa è la posizione degli operai cosiddetti militarizzati, e cioè coloro che erano stati assunti dall'Amministrazione Militare e "prestati" all'impresa che, dipendendo dal Comando del Genio, dovevano sottostare alla rigida disciplina militare. Nonostante il caso di due operai colpiti da congelamento, gli ordini sono quelli di "proseguire i lavori". |
29 settembre 1939.
Delle difficoltà e degli stenti degli operai assunti nel "cantiere
Valcavera" si interessa il priore di Castelmagno, don Giuseppe
Maccagno che, impietosito dalla loro precaria situazione, scrive una
preghiera al Capo Ufficio
della Sezione staccata di Cuneo: |
"Illustrissimo
signor capitano, si sono rivolti a me cinque muratori della ditta Pozzo
e precisamente Miu Luigi di anni 62, Clandoni Luigi di anni 61, Bulfoni
Luigi di anni 56, Clevolini Battista di anni 56 e Marocutti Lino di
anni 39, tutti della provincia
di Udine, per domandare licenza di tornare ai loro paesi lasciando i lavori stradali e ciò per i seguenti motivi: 1. Sono sprovvisti di indumenti e non possono più resistere al freddo della stagione, ora che ha nevicato. 2. Non trovano nessun alloggio riscaldato in questi paraggi e le stalle sono inabitabili per difetto di pulizia. 3. Che intemperie della stagione li obbligano a desistere dal lavoro troppo sovente con spese non indifferenti in questi luoghi. 4. Dovendo stare senza latte il mattino e senza minestra il mezzogiorno la loro salute viene meno. Fiduciosi che questi motivi siano sufficienti per ottenere dal Genio Militare il permesso di desistere dai lavori, ringraziano ed inviano rispettosi ossequi, ai quali unisco i miei personali. Sacerdote Giuseppe Maccagno Priore di Sant'Anna di Castelmagno. 29/9/1939." |
Finalmente, il 29
ottobre 1939, viene firmato l! verbale di sospensione dei lavori,
dopo comunicazione dell'impresa al Genio di Cuneo che "la strada
è ultimata e transitabile fino alla stazione di partenza della
teleferica che stanno costruendo in località San Magno per Valcavera".
01 luglio 1940. I lavori riprendono inspiegabilmente in ritardo rispetto alla data prevista. Ma il 5 settembre 1940 la strada viene finalmente aperta al transito. Tutto finisce bene, allora? No, ovviamente. Il 21 dicembre 1940, dalla scrivania dell' avvocato Collidà parte la seguente raccomandata, diretta alla ditta Pozzo: |
"Il margaro
Martini Magno, padre di undici figli, dei quali dieci viventi e
di questi, due sotto le armi (2° Alpini) nella sua qualità
di fittavolo delle alpi comunali di Castelmagno, denominate Foniera
- Meniere - Fonerole, lamenta che la ditta Pozzo & Serrangeli, appaltatrice
di una strada militare che li traversa, nel suo tortuoso percorso per
superare i forti dislivelli, tutta l'alpe suddetta, abbia a causa dei
lavori, resi completamente inutilizzabili la massima parte dei pascoli
i quali poi rappresentano l'unico motivo, anzi il solo contenuto economico
dell'affittamento...
Egli non ha potuto fare: In alcun conto delle alpi suddette, e ha dovuto provvedere altrimenti alla pastura del suo bestiame. L' affittamento di dette alpi era di lire 9000 annue e così per due anni tale affittamento fu pagato senza alcun beneficio, ed inoltre il Martini dovette sostenere un'altra spesa non meno forte per provvedersi ad altra pastura. Il Martini a mio mezzo chiede alla ditta la liquidazione amichevole di questo danno, o spera che la suddetta ditta vorrà accondiscendere a questa sua giusta e legittima domanda. In difetto dovrà provvedere altrimenti". |
Il geometra Pozzo si
dimostra sorpreso di tale lagnanza del pastore poiché:
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"Il
bestiame lo ha sempre tenuto al pascolo nella stagione del 1939 e del
1940 nella zona affittata dal comune di Castelmagno, zona che è
attraversata dalla strada in oggetto per circa 4 km.
Lo stesso Martini ha sempre fornito ogni giorno all'impresa il latte che serviva per la colazione degli operai... Non abbiamo mai ricevuto alcuna lagnanza dal Martini, il quale pur vedendo tutti i giorni sul lavoro il titolare o il rappresentante dell'impresa, non ha mai reclamato indennizzi per danni al pascolo". |
L'impresario e il malgaro,
in presenza dell'avvocato Collida, si accordano il 10 marzo 1941.
Non sappiamo però quale fu l'importo versato dal Pozzo al Martini. |
Il 28 settembre 1957
lo Stato Maggiore dell'esercito Ufficio Infrastrutture, dispone lo stanziamento
di 4.400.000 lire per l'esecuzione dei lavori di manutenzione delle
strade 208-209 da Campomolino al Colle di Valcavera.
E' questo l'ultimo intervento finanziario di "spessore" dell'Autorità militare. Da quel momento in poi ad occuparsi della manutenzione saltuaria della strada saranno la Provincia di Cuneo ed il comune di Castelmagno i quali, viste le ingenti spese per far fronte ai continui danni causati da intemperie e temporali sullo sterrato, ad inizio degli anni '80 presero la decisione di asfaltarla. Nel 1985 attraverso gli stanziamenti di 100 milioni da parte della Provincia, 10 milioni della Comunità Montana Valle Grana e 5 milioni del Comune, attraverso la ditta Bramino di Caraglio, venne asfaltato il primo lotto di strada. |
Nel frattempo, viste
le continue sollecitazioni da parte del comune, i militari, ufficialmente
sempre proprietari della strada, decidono di organizzare una serie di
"campi di lavoro" da dedicare ad opere di manutenzione straordinaria
sui tratti ancora sterrati.
Nell'autunno del 1990, con uno stanziamento di 300 milioni di lire della Provincia, 10 della Comunità Montana e 25 del Comune, il nastro di asfalto giunse al Colle d'Esischie, a fine Agosto del 1991, l'amministrazione provinciale concluse il collegamento, asfaltando il tratto che, passando per il Colle Fauniera giunge al Colle Valcavera. Nel 1999 e nel 2003 sulla strada in questione transitò il Giro d'Italia, durante l'edizione del '99 lungo le sue salite si distinse Marco Pantani in cui onore venne successivamente posizionata la statua che tutt'oggi potete vedere sul colle. |
29 Maggio 1999, Marco Pantani transita sul Colle Fauniera (Foto Roberto Ribero) |
Si può affermare
che quelli e gli altri immediatamente successivi, siano stati gli anni
più radiosi per queste strade, poi a seguito dell'alluvione del
2008 si presenta un rapido declino.
La crisi finanziaria degli enti che fino ad allora se ne erano interessati diventa sempre più pesante e la strada si ritrova praticamente abbandonata a se stessa. Nell'estate del 2013, causa numerosi crolli, alcuni tratti vengono addirittura chiusi al traffico poichè pericolosi. A seguito di questo fatto e delle polemiche che ne scaturirono, i comuni di Demonte, Marmora, Canosio, Sambuco e Castelmagno, congiuntamente, chiesero all'Esercito Italiano (formalmente proprietario) la dismissione in loro favore di tutte le strade che collegavano le varie valli al Colle Fauniera. Nel mese di luglio 2014, una cordata composta da Comune di Castelmagno, Unione Comuni valle Grana e Ass. sportiva "La Fausto Coppi" finanziano una serie di opere che permettono la riapertura al traffico dell'intera strada. |
Il 26 settembre
2014, la strada diventa ufficialmente comunale.
Presso il Comune di Cuneo viene controfirmato dai sindaci di Castelmagno e Demonte e dal Rappresentante dell'Amministrazione Militare, il " Verbale di Consegna Definitiva " dei tronchi di strada: Santuario di San Magno - Colle Fauniera in valle Grana e Colle Valcavera - Colle Fauniera in valle Stura. |
La strada è completamente asfaltata,
per cui è possibile percorrerla nella stagione estiva con qualsiasi
automezzo. |
Il Colle Fauniera, il Colle del Mulo di Castelmagno, il Colle del Mulo di Marmora e il truce Vallone dei Morti. Questa la loro storia, a partire dal 1700 fino ai giorni nostri... |
Alzi la mano chi non ha mai sentito
parlare del Col del Mulo! Ma di "Col del Mulo"
non si parlava e scriveva solamente nei documenti
dello "Stato Sardo", ma anche negli atti dei Comuni della
valle Grana..
Dopo aver consultato alcuni ex
cartografi dell'Istituto Geografico Militare, si è giunti
alla conclusione che la denominazione di passi o colli veniva genericamente
assegnata dall'IGM se questi univano valli orografiche diverse o se
cadevano sui confini di comuni diversi tra loro e ben separati a livello
di amministrazione. Ben chiara e documentata è
invece la storia del "Vallone dei Morti". |
a
cura di Ezio Donadio
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Documenti e notizie tratte da: |
Per contattarci: castelmagno.oc@gmail.com
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